venerdì 18 maggio 2007

NMM 'Universal Prostitution' reviewed in Sound Projector and Sands-zine.

















The Sound Projector
(by Ed Pinsent 11th April 2007)

NMM, or No More Music at The Service of Capital, are a duo featuring Lucio Capece and Mattin; Mattin does computer feedback, Lucio does saxophone feedback and plays the mixing desk. The CD is called Universal Prostitution and comes decked in a sleeve resembling a 1930s Marxist tract, printed with trenchant texts about consumerism, products, alienation, power, and belief systems; the sort of accusatory and critical messages Iìhaven’t seen printed on a record sleeve since the days of Crass or The Pop Group. This particular product is proudly marked ‘Anti-Copyright’, and it’s a joint release by Ideal recordings (iDEAL041), Absurd (#63) and 8mm Records (012)

SANDS-ZINE (by Alfredo Rastelli)

Mattin, dopo una gavetta fatta di infinite autoproduzioni e successivi lavori più o meno ufficiali, si è attirato un seguito di appassionati non indifferente e soprattutto la stima di gran parte degli addetti ai lavori (mi riferisco soprattutto ai musicisti) tanto da essere tirato dentro ogni qual volta si parla di avanguardia europea (e a ciò ha contribuito anche il suo cambio di residenza da Bilbao a Berlino). Talieventi hanno permesso così al suo palmares di allargarsi a collaborazioni molto importanti, su tutti, il più riuscito, il progetto Sakada. Di Lucio Capece, invece, argentino di nascita, residente attualmente anche lui a Berlino, risalta una discografia più contenuta ma anche accuratamente ‘mirata’, vedi il disco per la Creative Sources insieme a Robin Hayward, Rhodri Davies e Julia Eckhardt. “Universal Prostitution” segue di un anno “No More Music”, disco d’esordio dei due con la sigla omonima, e come il predecessore si estrinseca in una mostra di digital noise prodotto dai computer dei due (Capece utilizza anche il sassofono, ovviamente processato al pc). Questo in oggetto è un lavoro al limite dell’udibile, basti considerare che, posizionato al volume minimo, il suono fa ancora la sua porca figura. È vero che dischi noise come questi se ne sentono e se sono sentiti tanti, in una gara suicida tendente al suono più omicida in circolazione; tuttavia la sensazione in questo caso è che venga meno la gratuità, in termini di rumore, di certe produzioni del genere ed emerga, dall’ascolto (sofferto) del disco, una volontà di apertura tendente allo scardinamento di un (consueto) suono monolitico: in questo, gioca un ruolo decisivo sia l’utilizzo della voce al cui servizio si mette il tessuto strumentale (Universal Prostitution, sia le studiate pause dal rumore incompromissiorio (la parte centrale di Consumed), sia alcuni riusciti giochi ritmici (Work=Decapitated Life)
Con tanta buona pace dell’ascoltare, questo disco può diffondersi anche oltre l’ortodossa cerchia dei fan.

p.s. non adatto ai bambini, può causare effetti indesiderati, consultare il medico prima dell’uso, leggere accuratamente le avvertenze.

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